Teorie dell'avanguardia tra materialismo e idealismo
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È ormai opinione unanime nella critica mettere in relazione diretta l'avvento della moderna società capitalista con la nascita delle avanguardie. (tra gli altri Asor Rosa 2004: 43; Bürger 1990: XI; Calinescu 1977; 96; Curi 2001: 106; Ferroni 1996: 117-118; Murphy 1999: 6; Mann 1991: 7; Poggioli 1962: 124; Rossi-Landi 1994: 104 Russell 1985: 5) Questo è l'orizzonte discorsivo che prendo in considerazione. In generale, sembra legittimo affermare anche che l'avanguardia coglie e rielabora le contraddizioni del capitale prima elencate. Storicamente tende ad un universalismo che supera le mere connotazioni nazionali. Questo è valido sia per quanto riguarda gli obiettivi pragmatici delle varie poetiche – si veda l'idea di "alfabeto stellare" di Velemir Chlebnikov (1885-1922) – sia per la dimensione transnazionale degli stessi movimenti – il surrealismo, ad esempio, contamina vari sistemi letterari dell'Europa continentale, fino alle isole Canarie e all'America Latina. (Morelli 1998: 183-208) L'avanguardia inoltre si confronta e a volte assimila l'impatto sociale e antropologico dell'innovazione tecnologia. Secondo la prospettiva dei rispettivi movimenti, a volte ne assume in pieno il carattere migliorista – è il caso della "modernolatria marinettiana" (Sanguineti 2001: 36) – a volte, le oppone un rifiuto integrale, denuncia l'alienazione che ha cancellato il sogno di un'epoca più piena – è il caso dell'espressionismo di Georg Trakl (1887-1914). Infine, ma questa è una caratteristica che taglia diagonalmente l'arte moderna, la produzione e il recupero del nuovo passa attraverso una distruzione necessaria della tradizione artistica preesistente – tra i tanti possibili esempi, citerei la veemenza della polemica anti-passatista dei futuristi.